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Manifesto Cyberpunk

Internet, uno spazio quasi potenzialmente infinito, formato da una struttura a rete decentralizzata, priva di una struttura gerarchica vera e propria. Inizialmente presentato con il nome di “ARPANET” nel 1967 come progetto del Ministero della Difesa degli Stati Uniti e costituito da 4 computatori comunicanti tra loro disposti in 4 università diverse sul suolo americano. Successivamente nel 1971 aumentano a 23 fino al 1974, anno in cui vengono introdotti i protocolli TCP/IP (Transmission Control Protocol / Internet Protocol) che aprono la rete a tutti coloro che erano in possesso di un Personal Computer. Inizia così un’epoca embrionale dell’internet come lo conosciamo oggi. Questi processi danno vita alle prime comunità hacker che portavano avanti una cultura di contro informazione e un uso alternativo dei media, utilizzando mezzi come il sabotaggio o l’intrusione all’interno dei sistemi di compagnie o multinazionali, la creazione delle prime BBS (un sistema funzionante in via telematica che permette di prelevare file e risorse da un elaboratore centrale con l’utilizzo di computer remoti) o la creazione di vere e proprie riviste elettroniche. E così introduco anche il concetto di movimento cyberpunk, termine, che unisce le parole cibernetica e punk, venne ideato dallo scrittore americano Bruce Bethke che nel 1983 scrive l’omonimo romanzo. Andiamo però ad analizzare l’etimologia della parola Cibernetico, infatti la scelta non è casuale. Il termine cibernetica deriva dal greco (kybernetes) che significa “pilota”, “timoniere” con idea di autosufficienza, indipendenza e autogestione. Una definizione caratterizzante del movimento la otteniamo nel 90 da Raf Valvola Scelsi che nel libro “Cyberpunk. Antologia di testi politici” a cura di Shake edizioni scrive: “la letteratura cyberpunk sembra essere un ottimo cavallo di Troia, buono per interessare quei settori attigui, oggi non ancora coinvolti, che gravitano nelle orbite più lontane del movimento. Oggi tramite il cyberpunk si offre l'opportunità, a tutti gli operatori culturali e di movimento, di aprire un nuovo enorme campo di produzione di immaginario collettivo, capace di scardinare la tenace cappa immaginativa esistente, dalla quale da più tempo si è compressi. I temi ispiratori del cyberpunk, come si è dimostrato, appartengono per storia, evocazioni e fascinazioni future ai movimenti controculturali. Bisogna collettivamente riappropriarsene. Potrebbe essere questa la risposta da offrire al paradosso comunicativo che caratterizza la fase attuale della società: un mondo che mai è stato così mediatico, ma anche mai così povero quanto a comunicazione reale” Anche essendo ormai un genere molto affermato il Cyberpunk volendo o non volendo porta: Concetti di rivolta e crollo del sistema economico capitalista spesso accompagnato da una visione distopica del concetto di umano inteso come dilemma esistenziale, banalmente basta pensare a Film popolarissimi come Blade Runner, che mette in discussione il concetto di anima artificiale e conseguenti diritti di essa oppure l’opera AKIRA, dove il concetto di società moderna è spinta all’ennesima potenza. In questi prodotti si può vedere o un buon film con una buona regia o uno specchio di una società come la nostra, all’epoca della loro creazione molto più esasperata, ma oggi più che mai troppo vicina alla nostra. Nel 1981 nasce il CCC (Chaos Computer Club) da Hewart Holland Moritz e Steffen Werney, con lo scopo di portare la libertà dell’informazione e la riservatezza dei dati personali contro l'ingerenza degli apparati statali. I loro più grandi attacchi furono: quella verso il servizio di Telebox “BTX”, un progetto delle poste tedesche in collaborazione con la IBM che permetteva di ricevere o mandare comunicazioni personali tra i vari abbonati, servizio che venne creato quasi in contemporanea del censimento informatizzato del governo tedesco, sostanzialmente finalizzato allo “schedare” tutti i tedeschi. Il Club per danneggiare il “BTX” recupera la password per avere accesso al computer centrale di una cassa di risparmio di Amburgo, l’HASPA (Hamburger Sparkasse), riuscendo a riprogrammarlo in modo che richiamasse periodicamente il servizio offerto nel “BTX” richiamando 13500 volte il servizio in 12 ore facendo così un versamento di 135000 marchi attraverso una bolletta telefonica al CCC, bolletta che ovviamente non fu mai riscossa dal Club, che immediatamente rende pubbliche le grosse lacune all’interno del sistema facendolo di conseguenza fallire in pochissimo tempo. E ora? Se negli anni ottanta il Chaos Computer Club si indignava per il trattamento dei dati personali e dell’informazione pubblica, ora sarebbero talmente schifati che lascerebbero stare. Nel 2024 internet è arrivato a uno stadio che fino a qualche anno fa era impensabile, con l’ingresso delle intelligenze artificiali basate su LLM (Large Language Model) o banalmente alla personalizzazione della pubblicità basata su dati strettamente personali che casualmente sono in possesso di ogni multinazionale esistente sulla terra, ma soprattutto il potenziamento degli algoritmi, sistemi creati apposta per conoscerci, quasi più di quanto ci conosciamo noi stessi. Gli algoritmi si basano infatti sul comportamento dettato dal nostro inconscio, per esempio un azione che per noi è scontata, come per esempio rimanere più tempo su un certo contenuto o interagirci di più, aiuta l’algoritmo a delineare di più il nostro profilo digitale, il nostro “inconscio digitale” la nostra “anima digitale”. Però mi pare spontanea una domanda: Siamo noi a comandare all’algoritmo o e l’algoritmo a dettare su di noi? Grazie a tutte le informazioni di cui è in possesso potrebbe benissimo mettere in atto dei veri e propri messaggi subliminali che ci portano a scegliere un certo tipo di contenuto, un certo tipo di prodotto, un certo tipo di lavoro, un certo tipo di stile di vita. Tutto questo controllo è comunemente chiamato web 3.0, un web finalizzato a trasformare il world wide web in un unico algoritmo, un’estensione della nostra esistenza, una nostra necessità e non più un nostro bisogno. Vogliamo veramente che uno dei mercati più grandi al mondo sia quello delle informazioni di noi utenti? ma soprattutto esiste ancora la differenza tra utente e persona? Lascio la risposta a coloro che verranno.

-Gimex 2024

Fonti:

www.hackerart.org

goblin-heart.net

decodethe.art

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